E livido ferro offrì pure agli arcieri
e pose in mezzo dieci scuri e dieci doppie scuri;
l’albero dirizzò d’una nave prua azzurra
nella sabbia, lontano; e una tremante colomba
legò per un piede con corda sottile e invitò
a colpirla di freccia: « Chi coglierà la colomba tremante,
si pigli tutte le doppie scuri e a casa le porti;
chi colpirà la corda, sbagliando l’uccello,
perché è meno bravo, si prenda le scuri »
Disse così: e si levò la forza del sire Teucro,
e s’alzò pure Merione, scudiero d’Idomeneo;
le sorti in un elmo di bronzo scossero per tirarle;
e Teucro ebbe primo la sorte; subito il dardo
lanciò gagliardamente, ma non promise al Sire
di fargli bella ecatombe d’agnelli primi nati.
Cosi sbagliò l’uccello, Apollo glielo negò,
colpi vicino alla zampa la corda che lo legava
e il dardo amaro tagliò dritto la corda.
L’uccello volò verso il cielo, ricadde
per terra la corda; gli Achei rumoreggiarono.
Ma in fretta Merione gli tolse di mano
l’arco; la freccia l’aveva da quando Teucro mirò:
e subito ad Apollo arciero promise
di fargli bella ecatombe d’agnelli primi nati.
Alta sotto le nubi mirò la tremante colomba,
in pieno colpi sotto l’ala, mentre girava;
la freccia la trapassò e cadendo giù in terra
s’infisse ai piedi di Merione; l’uccello,
posato sull’albero della nave prua azzurra,
afflosciò il collo, si ripiegarono l’ali pennute
e la vita volò via dalle membra: così
piombò giù dall’albero; la gente guardava stupita.
Merione dunque le dieci doppie scuri si prese,
Teucro portò le scuri alle concave navi.