Ogni buon arciere sa che la precarica negativa
dei flettenti toglie velocità alla freccia, eppure
questa trasgressione tecnica è visibile su molti
archi raffigurati dalla preistoria all'antica Grecia.
Questa scelta potrebbe dipendere dal fatto
che le corde di lino usate a quel tempo, forse,
non fossero adatte a sostenere gli strappi
generati da un arco precaricato.
Oppure poteva dipendere dalla opportunità di
incordare l'arco, flettendolo con una sola mano,
una volta che sia posto verticalmente a terra.
Stando alla testimonianza di una corda annodata,
conservata nel museo del Cairo, parrebbe che
il nodo praticato fosse simile al nodo 'barcaiolo'
disegnato qui a lato, completabile con altri giri
utili a dare sicurezza ed assettare l'imbando.
La sezione dell'asta, ricavata da legno d'acacia,
ha forma debolmente ellittica, con diametro medio
prossimo ad un sessantesimo della lunghezza.
L'arco con queste dimensioni potrebbe generare
un carico di 60 libbre all'allungo d'ancoraggio.
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