Si tratta di archi dotati di grande flessibilità,
in grado di offrire potenza e precisione anche
con dimensioni ridotte.
La loro caratteristica principale sta nel fatto
d'essere costruiti con l'asta di legno rinforzata:
all'interno con corno resistente alla compressione,
all'esterno con tendine resistente alla trazione.
Vi sono ragioni per credere che questa tecnica
di costruzione sia stata sviluppata in Mesopotamia
e quindi introdotta in Egitto attorno al XVII sec. a.C.
Le estremità dei flettenti hanno sedi su cui
infilare i cappi terminali di una corda fatta
con strisce di budello attorcigliate.
Questo tipo di arco, con la stessa forma e le
medesime dimensioni, è presente sui bassorilievi
e nelle pitture egizie dei secoli successivi, ma
lo si può trovare anche sulle ceramiche greche
del V secolo a.C.
Successivamente, la tecnologia dell'arco composito,
con l'aggiunta di elementi rigidi posti alla estremità
dei flettenti, è divenuta qualità specifica dell'arco
persiano, turco e mongolo. |