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Una faccia di questo grande dipinto racconta
la cruenta conquista della capitale azteca,
avvenuta attorno al 1520, da parte degli
spagnoli al comando di Cortés.
L'altra faccia mostra il geometrico rigore
della nuova città costruita dai conquistatori,
così come era a metà del Seicento. |
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La testimonianza di quest'opera è incerta.
L'anonimo pittore mostra cura nel figurare
luoghi, costumi e oggetti, ma non sappiamo
quale competenza avesse circa gli archi
degli aztechi del secolo precedente.
Possiamo solo prendere nota di alcune
particolarità e coincidenze.
I guerrieri hanno abiti estrosi, ma il loro
armamento è povero: scudi tondi, fionde,
mazze con lame di ossidiana, piccoli archi.
Nel dettaglio qui accanto, l'arco è impugnato
orizzontalmente, con la mano della corda in
presa rovesciata: è una prassi inusuale, ma
potrebbe essere praticabile per un tiro
istintivo a distanza ravvicinata.
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L'immagine qui a lato è interessante perché
l'arco è impugnato in un modo molto simile
a quello dei pellirosse della California
fotografati nella scheda.0105.
La freccia è posta sul lato destro obbligando
l'arco ad essere ruotato verso sinistra.
La mano sulla corda ha il pugno chiuso,
con le dita caricate di punta
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Qui a fianco, l'arco deposto a terra ha doppia
curvatura e scarsa altezza della corda,
secondo una forma ampiamente ricorrente
tra i pellirosse dell'altipiano centrale.
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da riproduzioni pubblicate
dalla rivista FMR - Nuova serie
n.7, giugno/luglio 2005 |